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domenica 19 novembre 2017

RECENSIONE: PHILIP ROTH - PASTORALE AMERICANA


Sinossi:

Seymour Levov è alto, biondo e atletico. Malgrado sia di origine ebraica al liceo lo chiamano "lo Svedese". Negli anni '50 sposa miss New Jersey, avviandosi

ad una vita di lavoro nella fabbrica del padre. Nella sua splendida villa cresce Merry, la figlia cagionevole e balbuziente. Finché arriva il giorno in

cui le contraddizioni del paese raggiungono la soglia del suo rifugio, devastandola. La guerra del Vietnam è al culmine. Merry sta terminando la scuola

e ha l'obiettivo di "portare la guerra in casa". Letteralmente.

 

Commento:

Lo scrittore Nathan Zuckerman, dopo una rimpatriata tardiva tra ex compagni di liceo ormai attempati, decide di mettere per iscritto parte della vita del suo idolo di allora, Seymour Levov, comunemente conosciuto come “Lo svedese”. E’ lui il vero protagonista di questa storia, non la figlia Merry, balbuziente e latitante, non la bella e minuta moglie Dawn che ha dismesso i panni di Miss New Jersey per allevare vacche, ma lui, lo svedese che di svedese ha solo i tratti del volto, il guantaio che ama il suo lavoro e sa tutto della pelle, il padre controllato ed amorevole, l’uomo di origini ebree che ha sposato una cattolica. Da bambino, da adolescente e poi anche da adulto, Seymour eccelle in tutto ciò che fa, nello sport, nella conduzione dell’azienda di guanti che eredita dal padre, nel matrimonio con la moglie Dawn, nel rapporto con la figlia Merry. Ma quando quest’ultima diventa adolescente qualcosa cambia radicalmente nella vita di Merry, dello svedese ed in quella di un’intera nazione. Merry, infatti, è destinata a far molto parlare di sé e lo svedese, l’uomo controllato che sa sempre cosa fare, non riuscirà più a sopportare le conseguenze di questo cambiamento.

Questo libro è valso a Philip Roth il premio Pulitzer per la narrativa ed è considerato da molti un capolavoro della letteratura americana; se fossi una giornalista o un’opinionista prezzolata dovrei osannarlo e farne lodi sperticate, ma per fortuna sono solo una persona a cui piace leggere, quindi racconterò solo la mia esperienza di lettura.

Roth mi incuriosiva da tempo ed ho voluto cominciare a leggerlo proprio da uno dei suoi libri più famosi. Sin da subito, però, la sua scrittura sembrava respingermi, è stato come se le parole, le frasi mi sfuggissero nonostante l’estrema concentrazione. Non ho voluto allontanarmi dal libro, nonostante mi invitasse a farlo ad ogni frase, e sono stata premiata: superate le prime 70/90 pagine, quando si comincia a parlare della vita di Levov ed in particolare quando entra in scena Merry il ritmo cambia sensibilmente e, senza rendersene conto, ci si ritrova in una storia completamente diversa che cattura ed appassiona. Ma le sorprese, purtroppo non sono finite: in sostanza il libro alterna pagine di adrenalina e ritmo a pagine di pura noia e frustrazione per chi legge. Anche la scrittura cambia sensibilmente passando da incalzante a piatta, ostile e quasi respingente. Il prodigio, però, è che non si tratta di compartimenti stagni: la narrazione è così omogenea da spiazzare e le diverse anime di questo libro si compenetrano perfettamente. Sarà forse questa la bravura di Roth?

In definitiva… personalmente mi sento di consigliare questo libro, ma con qualche cautela perché di certo non si tratta di una lettura scorrevole ed agevole, anzi è ostica e talvolta pesante. Però alla fine, quando lo chiuderete, sarete soddisfatti perché sentirete di aver letto un buon libro, o almeno questo è ciò che è successo a me.

 

Opera recensita: “Pastorale americana” di Philip Roth

Editore: Einaudi, prima ed. 1997

Genere: narrativa americana

Ambientazione: Stati Uniti, anni 60

Pagine: 425 (ed. Einaudi 2005)

Prezzo: 14,00 € (ed. Einaudi 2005)

Consigliato: sì/no.

 

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